I Cento Costumi della Sardegna
Il costume tradizionale dei Sardi rappresenta uno dei più rilevanti valori espressivi dell'anima popolare.
Per comprenderne il linguaggio colorito occorre impararne le principali caratteristiche, prendendo coscienza dei singoli elementi che lo compongono, al fine di potersi formare un'idea precisa del significato e del carattere delle diverse fogge.
Attualmente il costume tradizionale non è più l'abbigliamento giornaliero, ma è piuttosto l'abito delle feste e delle manifestazioni di gala e, per questo motivo, divenuto elemento folkloristico, ha subìto rielaborazioni e trasformazioni che, in parte, hanno celato l'arcaicità delle fogge, ingenerando una certa confusione sull' originalità dei pezzi esibiti.
Suonatori di Launeddas
Il costume tradizionale dei Sardi rappresenta uno dei più rilevanti valori espressivi dell' anima popolare.
Per comprenderne il linguaggio colorito occorre impararne le principali caratteristiche, prendendo coscienza dei singoli elementi che lo compongono, al fine di potersi formare un' idea precisa del significato e del carattere delle diverse fogge.
Attualmente il costume tradizionale non è più l'abbigliamento giornaliero, ma è piuttosto l'abito delle feste e delle manifestazioni di gala e, per questo motivo, divenuto elemento folkloristico, ha subìto rielaborazioni e trasformazioni che, in parte, hanno celato l'arcaicità delle fogge, ingenerando una certa confusione sull' originalità dei pezzi esibiti.
Nell'isola esistono ancora oltre cento tipi di costumi, diversi da zona a zona, caratterizzati da un'esplosione policroma di gusto popolaresco, pur nella costanza di determinati elementi comuni a tutte le regioni.
Il copricapo del costume maschile è "sa berrìta" o "su callu", un berretto a sacco con gli angoli arrotondati, lungo una cinquantina di centimetri, di colore scuro, nero o marron, talvolta rosso fiamma, di panno o di orbace, adoperato per contenere il danaro, l'acciarino ed il fazzoletto. Nel vestiario maschile la camicia è di tela chiara, corta, con i polsini ed il collarino ricamati a motivi astratti o geometrici, con le ampie maniche sbuffate.
Sopra la camicia si indossava il corpetto "su corpettu" chiuso sul davanti a doppio petto, con i lembi fermati da bottoni d'argento, in stoffa pregiata (lana, velluto o broccato), di colore per lo più rosso o verde o blu o nero.
Sopra il corpetto si esibiva il giubetto "su corittu'', a maniche lunghe, di panno pregiato di diversi colori.
Di tela di lino bianco, ampi e lunghi erano invece i calzoni, infilati nelle uose, in modo che al di sopra del ginocchio restassero a sbuffi. Sopra i calzoni si indossavano le "ragas", costituite da un corto gonnellino scuro di orbace, largo sui fianchi, a ventaglio, talvolta col bordo ornato di fettuccia colorata.
Il costume maschile comprendeva anche "su gabbànu", un pesante cappotto nero d'orbace col cappuccio, "su cugùddu'', molto lungo, sino alle caviglie che ricopriva "su collettu", di pelle di pecora o di montone, indumento usato nell'esercizio dei lavori manuali agropastorali.
I pastori invece usano la mastruca di pelle di montone, detta "best 'e pedde", bianca o nera, con la lana lunga, cucita ai bordi con sottili corregge di pelle cruda.
Al vestiario maschile appartiene anche "su cappòttu serenìcu", di panno marron scuro, grosso e pesante.
I pastori e la gente di campagna hanno a disposizione una rustica coperta scura "su saccu de coberri", rettangolare, di orbace nero, talvolta impermeabilizzato da un lato con tela di lino spalmata di sostanze che scacciano l 'acqua.
Le gambe erano avvolte dalle uose "carzas" in orbace spesso nero o qualche volta in cuoio "burzaghìnos", tipici del costume pastorale.
Nell'isola esistono ancora oltre cento tipi di costumi, diversi da zona a zona, caratterizzati da un'esplosione policroma di gusto popolaresco, pur nella costanza di determinati elementi comuni a tutte le regioni.
Il copricapo del costume maschile è "sa berrìta" o "su callu", un berretto a sacco con gli angoli arrotondati, lungo una cinquantina di centimetri, di colore scuro, nero o marron, talvolta rosso fiamma, di panno o di orbace, adoperato per contenere il danaro, l'acciarino ed il fazzoletto. Nel vestiario maschile la camicia è di tela chiara, corta, con i polsini ed il collarino ricamati a motivi astratti o geometrici, con le ampie maniche sbuffate.
Sopra la camicia si indossava il corpetto "su corpettu" chiuso sul davanti a doppio petto, con i lembi fermati da bottoni d'argento, in stoffa pregiata (lana, velluto o broccato), di colore per lo più rosso o verde o blu o nero.
Sopra il corpetto si esibiva il giubetto "su corittu'', a maniche lunghe, di panno pregiato di diversi colori.
Di tela di lino bianco, ampi e lunghi erano invece i calzoni, infilati nelle uose, in modo che al di sopra del ginocchio restassero a sbuffi. Sopra i calzoni si indossavano le "ragas", costituite da un corto gonnellino scuro di orbace, largo sui fianchi, a ventaglio, talvolta col bordo ornato di fettuccia colorata.
Costume tradizionale femminile di Osilo
Il costume maschile comprendeva anche "su gabbànu", un pesante cappotto nero d'orbace col cappuccio, "su cugùddu'', molto lungo, sino alle caviglie che ricopriva "su collettu", di pelle di pecora o di montone, indumento usato nell'esercizio dei lavori manuali agropastorali.
I pastori invece usano la mastruca di pelle di montone, detta "best 'e pedde", bianca o nera, con la lana lunga, cucita ai bordi con sottili corregge di pelle cruda.
Al vestiario maschile appartiene anche "su cappòttu serenìcu", di panno marron scuro, grosso e pesante.
I pastori e la gente di campagna hanno a disposizione una rustica coperta scura "su saccu de coberri", rettangolare, di orbace nero, talvolta impermeabilizzato da un lato con tela di lino spalmata di sostanze che scacciano l 'acqua.
Le gambe erano avvolte dalle uose "carzas" in orbace spesso nero o qualche volta in cuoio "burzaghìnos", tipici del costume pastorale.
Sa Berritta
Completavano l'abbigliamento fazzoletti colorati che circondavano la base della "berritta" ed eleganti cinture in pelle, alcune delle quali, "sa brentera" o "carrighera" avevano delle tasche a diversi scomparti per contenere oggetti diversi, ma soprattutto le munizioni per il fucile. Il costume maschile è simile nelle diverse regioni dell'isola ed ha la costante dei colori bianco e nero, insieme al carattere di austerità di semplicità.
Completavano l'abbigliamento fazzoletti colorati che circondavano la base della "berritta" ed eleganti cinture in pelle, alcune delle quali, "sa brentera" o "carrighera" avevano delle tasche a diversi scomparti per contenere oggetti diversi, ma soprattutto le munizioni per il fucile. Il costume maschile è simile nelle diverse regioni dell'isola ed ha la costante dei colori bianco e nero, insieme al carattere di austerità di semplicità.
Più vivace, elegante e complicato è il vestiario muliebre che differisce da paese a paese ed è caratterizzato da colori sgargianti, da elementi finemente lavorati e da una dovizie di gioielli e di amuleti.
La donna sarda non usciva mai a capo scoperto: sulla testa aveva "su muccadori" o "sa tiazola" o "su lionzu", un fazzolettone o scialle che aveva la forma o di mantello, o di manto a cèrcine o di cuffia o di foulard, sempre indossato sui capelli pettinati e raccolti da una cuffietta o da un nastro. La camicia di lino chiaro, ampia, increspata al collo, ha la parte anteriore ornata di finissimi ricami a terminante con "su parapettu" , una pezzuola che cade dal collo e limita l'eccessiva scollatura.
Altro elemento è dato dal busto-corsetto, indossato sopra la camicia, in broccato a disegni o in raso, spesso ricoperto da lustrini. Il giubetto "su corittu o tzippone" è invece una specie di giacchetta corta ed aperta davanti, a maniche lunghe, quasi sempre di colore rosso cupo.
La gonna è lunga, a balze con pieghettature "sa cunnedda" o gunnedda o vardellinu ed è ricoperta davanti dal grembiule "su deventàli" o "pannèddu" o "franda" o "chinta de nanti" o "antalèni", di tessuto pregiatissimo e ben lavorato .
Completano l'abbigliamento femminile i gioielli: spille da testa, orecchini, collane, bottoni, fibbie, anelli, amuleti, porta profumi, bracciali, catenelle, gancere, corone da rosario e talismani apotropaici contro il malocchio.
Nel costume delle donne di Sardegna si può quasi leggere la storia dell'isola nell'esame degli elementi che sono frutto dei diversi apporti culturali: le cappe dell' Oriente, le tuniche di Roma, le bende di Bisanzio, le camicie del medioevo italiano, le mantiglie di Aragona e di Castiglia, l'abito stilizzato delle dame europee, il tutto inquadrato nell'antica cornice mediterranea, secondo un gusto ingenuo, ma anche scaltrito, di sorprendente effetto estetico
Più vivace, elegante e complicato è il vestiario muliebre che differisce da paese a paese ed è caratterizzato da colori sgargianti, da elementi finemente lavorati e da una dovizie di gioielli e di amuleti.
La donna sarda non usciva mai a capo scoperto: sulla testa aveva "su muccadori" o "sa tiazola" o "su lionzu", un fazzolettone o scialle che aveva la forma o di mantello, o di manto a cèrcine o di cuffia o di foulard, sempre indossato sui capelli pettinati e raccolti da una cuffietta o da un nastro. La camicia di lino chiaro, ampia, increspata al collo, ha la parte anteriore ornata di finissimi ricami a terminante con "su parapettu" , una pezzuola che cade dal collo e limita l'eccessiva scollatura.
Particolare del costume sardo femminile
Altro elemento è dato dal busto-corsetto, indossato sopra la camicia, in broccato a disegni o in raso, spesso ricoperto da lustrini. Il giubetto "su corittu o tzippone" è invece una specie di giacchetta corta ed aperta davanti, a maniche lunghe, quasi sempre di colore rosso cupo.
La gonna è lunga, a balze con pieghettature "sa cunnedda" o gunnedda o vardellinu ed è ricoperta davanti dal grembiule "su deventàli" o "pannèddu" o "franda" o "chinta de nanti" o "antalèni", di tessuto pregiatissimo e ben lavorato .
Bottoni sardi che adornano l'abito femminile
Completano l'abbigliamento femminile i gioielli: spille da testa, orecchini, collane, bottoni, fibbie, anelli, amuleti, porta profumi, bracciali, catenelle, gancere, corone da rosario e talismani apotropaici contro il malocchio.
Nel costume delle donne di Sardegna si può quasi leggere la storia dell'isola nell'esame degli elementi che sono frutto dei diversi apporti culturali: le cappe dell' Oriente, le tuniche di Roma, le bende di Bisanzio, le camicie del medioevo italiano, le mantiglie di Aragona e di Castiglia, l'abito stilizzato delle dame europee, il tutto inquadrato nell'antica cornice mediterranea, secondo un gusto ingenuo, ma anche scaltrito, di sorprendente effetto estetico