Dalle Repubbliche Marinare all'Autonomia

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Dai Punici ai Giudicati                                                                                                   Invito alla Sardegna                                                                                                   Dal Neolitico ai Fenici

 

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Dalle Repubbliche Marinare all'Autonomia

Durante il periodo giudicale la Sardegna rifiorì, ma, con l' intervento della Chiesa, ben presto posero piede nell'Isola le due forti Repubbliche Marinare di Pisa e di Genova, le quali, col pretesto di aiutare i Giudici nell'opera di difesa dalle incursioni arabe e di miglioramento delle condizioni di vita in pratica s'impadronirono di tutto il territorio, approfittando anche delle discordie e delle rivalità  campanilistiche.

Pisa ebbe il sopravvento al Sud, mentre Genova impose il suo dominio al Nord.

 

Verso la fine del XlI secolo, Pisa ottenne la sovranità  totale sull'isola e sembrò  che le condizioni economiche e politiche dovessero stabilizzarsi a vantaggio dei Sardi, ma il papa Bonifacio VIII assegnò  la Sardegna in feudo ai re di Aragona.

Così nel 1323 l'infante Don Alfonso sbarcò  con un'armata a Cagliari e, in pochi anni riuscì, a  conquistare gran  parte dell'isola.

 

Il Giudicato di Arborea resistette ancora per oltre un secolo, sconfiggendo anche gli Aragonesi nella battaglia di Uras nel 1470, ma, otto anni dopo, i Sardi, guidati da Leonardo Alagon, furono definitivamente vinti a Macomer e la Sardegna divenne aragonese-spagnola.

Durante il periodo giudicale la Sardegna rifiorì, ma, con l' intervento della Chiesa, ben presto posero piede nell'Isola le due forti Repubbliche Marinare di Pisa e di Genova, le quali, col pretesto di aiutare i Giudici nell'opera di difesa dalle incursioni arabe e di miglioramento delle condizioni di vita in pratica s'impadronirono di tutto il territorio, approfittando anche delle discordie e delle rivalità  campanilistiche.

Pisa ebbe il sopravvento al Sud, mentre Genova impose il suo dominio al Nord.

 

Verso la fine del XlI secolo, Pisa ottenne la sovranità  totale sull'isola e sembrò  che le condizioni economiche e politiche dovessero stabilizzarsi a vantaggio dei Sardi, ma il papa Bonifacio VIII assegnò  la Sardegna in feudo ai re di Aragona.

Così nel 1323 l'infante Don Alfonso sbarcò  con un'armata a Cagliari e, in pochi anni riuscì, a  conquistare gran  parte dell'isola.

 

Il Giudicato di Arborea resistette ancora per oltre un secolo, sconfiggendo anche gli Aragonesi nella battaglia di Uras nel 1470, ma, otto anni dopo, i Sardi, guidati da Leonardo Alagon, furono definitivamente vinti a Macomer e la Sardegna divenne aragonese-spagnola.

Lungomare Bastioni M. Polo - Alghero

I Catalano-Aragonesi prima e gli Spagnoli poi instaurarono in Sardegna una dominazione di tipo coloniale per poter sfruttare al massimo, specie con i feudi,  le risorse sarde e mandarono a Cagliari un governatore detto Vicerè, coadiuvato nell'opera di rapina da una corte di funzionari iberici.

 

Sotto la Spagna diminuì la popolazione dell'isola, decaddero l'agricoltura e la pastorizia, s'inasprì il fiscalismo dei baroni, si acuì la malaria e non ci furono importanti eventi culturali.

Panorama su Cagliari dal Bastione S. Remy

La situazione drammatica si evolse verso la fine del Seicento, quando i Sardi furono ammessi alle cariche pubbliche, si crearono le Università  di Cagliari e di Sassari e si incrementò  l'agricoltura.

 

Nel 1713, con trattato di Utrecht, la Sardegna fu assegnata all'Austria, ma pochi anni dopo, fu barattata con la Sicilia e data ai duchi di Savoia che divennero re di Sardegna, anche se a malincuore.

Catapulta sui Bastioni Marco Polo - Alghero

Nel 1848 i Sardi vollero spontaneamente rinunciare all'autonomia amministrativa e così l'Isola fu incorporata nello Stato sabaudo, sotto il quale diede un notevole contributo di sangue e di beni al Risorgimento ed alle guerre d'indipendenza italiana.

Per circa due secoli però  fu lasciata nel più squallido abbandono e a nulla valse la promulgazione dell'infelice "editto delle Chiudende" che anzi peggiorò  la situazione.

L'isola fu privata anche dei boschi, venduti dal conte di Cavour agli speculatori toscani.

 

Le miniere furono concesse in sfruttamento alle industrie straniere, mentre i diversi governi nazionali poco o nulla fecero per migliorare le tristi condizioni di una terra sfruttata e dimenticata. Il grave disagio economico, l'ingiustizia del mal governo e le deficienze dello Stato centralizzatore riaccesero nei primi decenni di questo secolo l'aspirazione all'autonomia.

I Catalano-Aragonesi prima e gli Spagnoli poi instaurarono in Sardegna una dominazione di tipo coloniale per poter sfruttare al massimo, specie con i feudi,  le risorse sarde e mandarono a Cagliari un governatore detto Vicerè, coadiuvato nell'opera di rapina da una corte di funzionari iberici.

 

Sotto la Spagna diminuì la popolazione dell'isola, decaddero l'agricoltura e la pastorizia, s'inasprì il fiscalismo dei baroni, si acuì la malaria e non ci furono importanti eventi culturali.

 

La situazione drammatica si evolse verso la fine del Seicento, quando i Sardi furono ammessi alle cariche pubbliche, si crearono le Università  di Cagliari e di Sassari e si incrementò  l'agricoltura.

 

Nel 1713, con trattato di Utrecht, la Sardegna fu assegnata all'Austria, ma pochi anni dopo, fu barattata con la Sicilia e data ai duchi di Savoia che divennero re di Sardegna, anche se a malincuore.

Dopo la prima guerra mondiale i combattenti sardi, uniti nel Partito Sardo d'Azione si fecero promotori di una moderna e dinamica azione politica e reclamarono il diritto al rinnovamento materiale e culturale della Sardegna. Sopraggiunse il governo della dittatura fascista che iniziò  un'opera di bonifica ad Arborea e a Fertilia, terminò  la realizzazione della diga del Tirso e del Coghinas e fondò  Carbonia.

 

Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale l'isola subì danni dai massicci bombardamenti alleati che effettuarono incursioni a Olbia, Alghero, La Maddalena, Porto Torres, Arbatax, Gonnosfanadiga e soprattutto a Cagliari, che fu quasi distrutta, si formò  un nuovo clima politico con la Consulta Regionale che decise per l'autonomia.

 

Fu debellato il secolare flagello della malaria e nel 1948 fu finalmente promulgato lo Statuto autonomistico e pochi anni dopo fu approvata la legge sulla rinascita.

Bastione Saint Remy - Cagliari

Bastione Saint Remy - Cagliari

Nel 1848 i Sardi vollero spontaneamente rinunciare all'autonomia amministrativa e così l'Isola fu incorporata nello Stato sabaudo, sotto il quale diede un notevole contributo di sangue e di beni al Risorgimento ed alle guerre d'indipendenza italiana.

Per circa due secoli però  fu lasciata nel più squallido abbandono e a nulla valse la promulgazione dell'infelice "editto delle Chiudende" che anzi peggiorò  la situazione.

L'isola fu privata anche dei boschi, venduti dal conte di Cavour agli speculatori toscani.

 

Le miniere furono concesse in sfruttamento alle industrie straniere, mentre i diversi governi nazionali poco o nulla fecero per migliorare le tristi condizioni di una terra sfruttata e dimenticata. Il grave disagio economico, l'ingiustizia del mal governo e le deficienze dello Stato centralizzatore riaccesero nei primi decenni di questo secolo l'aspirazione all'autonomia.

 

Dopo la prima guerra mondiale i combattenti sardi, uniti nel Partito Sardo d'Azione si fecero promotori di una moderna e dinamica azione politica e reclamarono il diritto al rinnovamento materiale e culturale della Sardegna. Sopraggiunse il governo della dittatura fascista che iniziò  un'opera di bonifica ad Arborea e a Fertilia, terminò  la realizzazione della diga del Tirso e del Coghinas e fondò  Carbonia.

 

Dopo la seconda guerra mondiale, durante la quale l'isola subì danni dai massicci bombardamenti alleati che effettuarono incursioni a Olbia, Alghero, La Maddalena, Porto Torres, Arbatax, Gonnosfanadiga e soprattutto a Cagliari, che fu quasi distrutta, si formò  un nuovo clima politico con la Consulta Regionale che decise per l'autonomia.

 

Fu debellato il secolare flagello della malaria e nel 1948 fu finalmente promulgato lo Statuto autonomistico e pochi anni dopo fu approvata la legge sulla rinascita.

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